Autore: Ciro Garrone

Callithrix jacchus 
Classificazione

Ordine: Primati
Sottordine: Anthropoidea
Infraordine: Platyrrhini
Superfamiglia: Ceboidea
Famiglia: Callithrichidae


Generalità

Scimmia di piccole dimensioni appartenente al infraordine delle platirrine, distribuita nelle foreste equatoriali costiere del Brasile.Mappa di distribuzione della Callithrix jacchus
Animali gregari, vivono in folti gruppi familiari, prevalentemente sugli alberi, cibandosi di vegetali.
Presentano la caratteristica di avere frequenti parti gemellari, fatto alquanto raro nei primati, e di avere la capacità di ruotare la testa di quasi 180°. I movimenti di questi animali sono molto rapidi, evidentemente hanno un metabolismo elevato ed anche pulsazioni cardiache molto frequenti.
 
 
 
 


Struttura scheletrica in generale

In generale, lo scheletro si presenta minuto, e adatto alla vita arboricola; la coda è più lunga del corpo, e quindi può funzionare molto bene da bilanciere durante i salti; il cranio, in relazione alle dimensioni dello scheletro, si presenta piccolo e leggero.
Nel complesso l'aspetto non si discosta molto da quello dello scheletro di uno scoiattolo; le strutture del bacino, della colonna vertebrale e la posizione del cinto toracico, sono simili a quelli che si possono vedere in un roditore. 


Lo scheletro postcraniale

Il rachide

La colonna vertebrale, è composta da 7 vertebre cervicali, 14 toraciche, 6 lombari, 2 sacrali e 25 coggigee.
Il tratto cervicale è abbastanza simile a quello di altri piccoli primati, le singole vertebre si presentano alquanto compresse in senso cranio caudale e piuttosto robuste rispetto a quelle dei tratti seguenti; i processi trasversi sono abbastanza sviluppati, specie quelli della sesta. I processi spinosi, a paragone, lo sono molto di meno, infatti tranne che per l'epistrofeo e le ultime due vertebre, che presentano un processo spinoso abbastanza rilevato, le rimanenti lo hanno appena accennato o assente. Il tratto toracico è caratterizzato dalla maggiore esilità dei corpi vertebrali, ma da un maggior sviluppo dei processi spinosi i quali decrescono in altezza dalla prima all'ultima; l'inclinazione è cranio caudale dalla prima alla nona, poi si inverte fino all'ultima.
Dall'ottava, i processi spinosi tendono ad assomigliare a quelli del tratto lombare, ossia si abbassano alquanto e si allargano in senso cranio caudale. I processi trasversi di questo tratto si presentano molto ridotti rispetto a quanto si rileva negli altri segmenti del rachide.
La porzione lombare spicca per robustezza in tutte le parti che compongono le singole vertebre; i corpi sono allungati e robusti; i processi trasversi, ben sviluppati, volgono cranialmente e accrescono la loro dimensione procedendo dalla prima all'ultima vertebra lombare. A livello delle ultime due, la porzione distale di questi processi assume una forma alquanto allargata. Il sacro è, nel complesso, poco sviluppato; formato da due sole vertebre fuse solo a livello dei corpi vertebrali, presenta processi spinosi separati ed esili; i processi trasversi sono invece più robusti. Il tratto coccigeo è molto ben sviluppato: fondamentalmente le vertebre che lo componogno si possono distinguere in tre gruppi che trapassano l'uno nell'altro abbastanza bruscamente.
Le prime quattro vertebre sono assimilabili nella forma a quelle sacrali, le due seguenti, tendono ad allungarsi per poi passare a livello della settima ad una forma praticamente cilindrica molto allungata delle rimanenti. Analizzando la struttura dei singoli tratti vertebrali, si riconosce chiaramente quello che deve essere lo sviluppo muscolare di queste regioni: a livello cervicale sicuramente si ha una predominanza dei muscoli laterali del collo, in relazione allo sviluppo dei processi trasversi. I muscoli dorsali invece sono meno sviluppati.
Si può trovare testimonianza di ciò anche a livello della porzione occipitale del cranio, dove si nota che la porzione più bassa delle creste nucali, che corrisponde all'inserzione dei muscoli laterali del collo, è ben sviluppata, mentre la parte riguardante quelli dorsali è appena accennata. Il tratto toracico, come abbiamo visto, è caratterizzato da un certo sviluppo dei processi spinosi, il che dimostra una buona formazione muscolare dorsale del tratto in questione, inferiore è invece la parte laterale corrispondente ai processi trasversi.
Il tratto lombare con la sua notevole robustezza sottintende una potente muscolatura sia dorsale che laterale riguardante i muscoli addominali. L'animale presenta sicuramente una notevole capacità di flessione della colonna vertebrale, soprattutto nel tratto lombare, che gli è favorevole durante i salti e la locomozione sui rami degli alberi.

La gabbia toracica

Si compone di 13 paia di coste che si articolano ventralmente, tramite le cartilagini costali allo sterno che a sua volta è composto da 6 sternebre. Delle cosrte, 6 sono sternali, 4 asternali e 2 fluttuanti. La forma complessiva della gabbia toracica ricorda un tronco di cono piuttosto compresso lateralmente con l'apertura posteriore ampia. La porzione prossimale delle coste, si presenta molto espansa, probabilmente per le inserzioni dei muscoli intercostali.
Lo sterno è formato da sternebre cilindriche e abbastanza allungate. La forma generale della cassa toracica è in relazione alla posizione che assumono le scapole articolandosi ad essa; in particolare esse sono ancora posizionate lateralmente rispetto ad altri primati, soprattutto alle antropomorfe nelle quali si posizionano decisamente dorsalmente.

L'arto toracico

Presenta una struttura abbastanza simile per certi aspetti a quella di uno scoiattolo, tranne per caratteristiche tipiche da primate, quali ad esempio la posizione del radio e dell'ulna che si presentano molto distanziati l'uno dall'altro. La scapola ha una forma di triangolo rettangolo più o meno irregolare, è attraversata sulla faccia dorsale dalla spina scapolare piuttosto alta che termina distalmente in un acromion estremamente sviluppato per l'articolazione con la clavicola.
Nel complesso la forma della scapola ricorda molto quella di uno scoiattolo e la stessa posizione che assume rispetto alla gabbia toracica ne è similare. In questo gruppo di primati la scapola non è ancora migrata in una posizione sufficientemente dorsale.
L'omero si presenta molto allungato e robusto; spicca tra le tuberosità, l'epicondilo mediale dell'epifisi distale che, molto robusto, sporge notevolmente in senso mediale. Accentuata è anche la cresta omerale per le inserzioni muscolari. Come si è già notato, il radio e l'ulna si articolano tra loro nella maniera tipica dei primati, ossia molto distanziati tra loro e praticamente sviluppati alla pari. Questo naturalmente permette i movimenti di supinazione e pronazione caratteristici di questo ordine. L'estremità distale dell'arto, formata da carpo, metacarpo e falangi, si presenta anomala se confrontata con gli altri primati; vi sono dei caratteri che si riconducono a quelli riscontrabili con roditori arboricoli. Ad esempio, il pollice non è opponibile nella misura in cui possiamo osservare nelle altre scimmie e le ultime falangi presentano unghie foggiate ad artigli e non piatte come possiamo vedere negli altri primati.
Questi caratteri potrebbero essere le vestigia di antenati primordiali, ma potrebbero anche essere una sorta di convergenza adattativa con altri animali di piccole dimensioni che hanno scelto come nicchia fondamentale gli alberi. Infatti, un animale di piccole dimensioni, per potersi arrampicare su tronchi di diametro notevole, abbisogna di solidi appigli piuttosto che dell'opponibilità del pollice per cui la modificazione delle unghie da piatte ad adunche parerebbe la miglior strada da seguire.

L'arto pelvico

Il cinto pelvico, si presenta strutturato analogamente a quello di un gatto o di uno scoiattolo, ossia non si hanno caratteri tipici di primati, questo è sicuramente dovuto al tipo di andatura che in questo caso è quadrupede. L'ala iliaca si presenta quindi allungata e poco espansa, in relazione allo sviluppo dei muscoli glutei, l'ischio non presenta le caratteristiche tuberosità, portanti le corrispondenti callosità che si formano nei primati che passano molto tempo seduti, per cui probabilmente questo tipo di scimmia passa la maggior parte del suo tempo sui quattro arti. I fori otturati si presentano estremamente ampi e di forma sub circolare. Per quanto riguarda l'arto inferiore si nota, innanzi tutto, un notevole allungamento delle ossa lunghe (femore, tibia e fibula), questo in relazione al fatto che questi animali compiono spesso balzi durante gli spostamenti tra ramo e ramo.
Degni di nota sono il grande e il piccolo trocantere del femore che si presentano molto sviluppati, per dare inserzione ai muscoli corrispondenti. L'estremità dell'arto è formata da ossa molto più allungate rispetto ai corrispondenti dell'arto toracico, soprattutto i metatarsei. Anche in questo arto, le unghie assumono una forma ad artiglio. 


Il cranio

La forma generale è ovalare. Notevole lo sviluppo del neurocranio che non presenta una cresta sagittale mediana evidente, ma delle creste nucali ben sviluppate, soprattutto nella loro porzione inferiore. Il foro occipitale si presenta alquanto spostato oralmente rispetto ad animali non primati ma ancora piuttosto arretrato rispetto ad altre scimmie.
Notevole è lo sviluppo delle bulle timpaniche. 
Molto pronunciate sono le arcate orbitarie soprattutto nella porzione che volge verso la fossa temporale; le cavità orbitarie si presentano molto ampie, ovali depresse in senso dorso ventrale e hanno la caratteristica di essere molto profonde, questo potrebbe fare intuire che questi animali abbiano una vista estremamente sviluppata soprattutto nelle lunghe distanze e probabilmente anche in condizioni di scarsa luminosità. La regione nasale si presenta fortemente convessa dorsalmente, e le fosse nasali hanno un'apertura orientata verticalmente.
La mandibola è robusta, soprattutto nella sua porzione aborale in corrispondenza con i processi angolari; la fossa masseterina è ampia e questo testimonia lo sviluppo dei muscoli omonimi.
La dentatura è composta da 32 denti riassunta nella seguente formula dentaria:
 
 
 

I 2/2 - C 1/1 - PM 2/3 - M 3/2 
In particolare, i denti dell'arcata inferiore si presentano più robusti di quelli dell'arcata superiore, soprattutto per quanto riguarda gli incisivi e i premolari.