Autore: Ciro Garrone 
Presbytis entellus 
Classificazione
 

Ordine: Primati
Sottordine: Anthropoidea
Infraordine: Catarrhyni
Superfamiglia: Colobine
Famiglia:  


Generalità

L’entello è chiamato anche "scimmia sacra indiana" rappresentando, nella mitologia indù, il dio Hanumam che era anche il re delle scimmie. Mappa di distribuzione dell'entelloÉ distribuito in tutta l’India e all’isola di Ceylon, vive in folti gruppi di 20, 30 individui un po’ in tutti gli ambienti; è un animale piuttosto eclettico, in quanto può vivere sia nella giungla, che a contatto dell’uomo vicino ai villaggi. Passa molto del suo tempo alla ricerca del cibo sul terreno e di sera si ritira sugli alberi per passare la notte lontano dalle insidie dei predatori; si vedrà in seguito che anche le sue caratteristiche anatomiche testimoniano la sua adattabilità. Di giorno, durante le attività di ricerca del cibo, alcuni individui, che rimangono sugli alberi per vegliare sui loro compagni, lanciano un caratteristico grido d’allarme all’avvicinarsi di un predatore e naturalmente anche altri animali ne traggono vantaggio mettendosi al riparo rapidamente. Alla fine del secolo scorso e all’inizio del 1900, alcuni cacciatori inglesi di tigri antropofaghe, sostenevano di poter prevedere l’identità di predatore in arrivo in base al tipo di grido d’allarme emesso dagli entelli vedetta.
L’alimentazione si compone di innumerevoli qualità di cibo, pur rimanendo sempre in ambito vegetale; l’entello può sopportare molto bene l’aridità. 


Lo scheletro in generale

La struttura scheletrica corrisponde a grandi linee a quella delle altre scimmie arboricole poco specializzate che si spostano per arrampicamento verticale; non si notano sproporzioni tra le lunghezze degli arti superiori e inferiori come si riscontra ad esempio negli animali saltatori come l’Indri.
Lo scheletro si presenta, in ogni modo, robusto sia a livello del tronco che degli arti, la testa è globosa e piuttosto piccola rispetto alla mole del corpo. La forma complessiva è ancora lontana da quella delle antropomorfe ed è simile a quanto si è visto per le platirrine, tranne, per una maggior opponibilità del pollice rispetto alle callitrici.


 

Lo scheletro post craniale

Il rachide

La colonna vertebrale è formata da 7 vertebre cervicali, 13 toraciche, 6 lombari, 3 sacrali e un numero non definito di vertebre coccigee, dato che lo scheletro in questione non è completo. Il tratto cervicale, si presenta abbastanza robusto nel suo complesso, i processi spinosi e trasversi sono molto sviluppati rispetto a Callithrix, soprattutto per quanto riguarda i processi spinosi, la cui altezza si mantiene più o meno uniforme dalla terza vertebra in poi; sempre da questa, i processi trasversi tendono ad essere bilobati. Questa conformazione del tratto cervicale suggerisce un ottimo sviluppo della muscolatura della regione in questione e in particolar modo della parte dorsale relativa ai processi spinosi.
Il tratto toracico non presenta caratteristiche degne di nota; il tratto lombare ha un notevole sviluppo, si presenta molto robusto e se si confrontano i processi spinosi di questa regione con quelli della regione precedente, si noterà che essi raddoppiano la loro dimensione non gradualmente. Le apofisi spinose hanno forma quadrangolare a base molto allargata; per contro non si ha un analogo sviluppo nei processi trasversi come si era visto in Callithrix jacchus, è evidente che la disposizione dello sviluppo muscolare lombare è differente e senz’altro l’entello è meno dotato per il salto che non la piccola scimmia in questione.
Il sacro è breve e robusto, le vertebre che lo costituiscono sono completamente fuse tra loro, i loro processi spinosi si fondono in un unica apofisi. La sua dimensione è coerente con l’ipotesi espressa nelle righe pregedenti circa le capacità dell’entello di esprimersi nel salto.
La porzione caudale è molto sviluppata e robusta, dalla sesta vertebra, il corpo subisce un brusco allungamento che si mantiene poi per tutta la lunghezza rimanente della coda; rimangono ben visibili e sviluppati i processi articolari.
 

La gabbia toracica

Si compone di 12 paia di coste articolate, tramite le cartilagini costali, allo sterno che a sua volta si compone di 7 sternebre di forma cilindrica; tranne la prima e l’ultima. Il manubrio dello sterno assume una forma più appiattita e incurvata; la concavità è rivolta ventralmente; il processo xifoideo ha una forma sub triangolare.
Le coste sono piuttosto esili in rapporto alla mole complessiva dell’animale; si appiattiscono a livello della metà della costa, mentre mantengono una sezione ovalare nella porzione prossimale. La gabbia toracica è ancora piuttosto compressa in senso latero mediale, il torace quindi si presenta ancora più profondo che largo; di conseguenza le scapole in questi animali non hanno raggiunto una disposizione dorsale come invece si può vedere nelle scimmie antropomorfe.

L’arto toracico

Nel complesso si presenta molto allungato in tutte le sue parti. La scapola, sub triangolare, è attraversata sulla faccia dorsale dalla spina scapolare che si presenta molto rilevata e la divide in una fossa sopraspinata e in una sottospinata, molto profonde per l’alloggio dei muscoli della spalla; l’acromion è ben conformato per l’articolazione con la clavicola.
L’omero, molto allungato, non presenta grossi rilievi o impronte muscolari sulla diafisi; il trochine e il trochitere sono moderatamente sviluppati; il radio e l’ulna a paragone sono più robusti ed ugualmente lunghi, si dispongono in modo da essere distanziati tra loro e permettere quindi i movimenti di supinazione e pronazione, caratteristici dei primati.
La caratteristica più notevole nell’arto di questa scimmia, risiede nell’estremità dell’arto, essa è composta da ossa molto allungate, in particolare i metacarpi e le prime falangi, che le conferiscono una notevole dimensione. Le unghie sono piatte, a tegola e la conformazione del pollice consente una certa opponibilità; contrariamente a quanto si era visto nella Callithrix. Il carpo è formato da ossa ben dimensionate in proporzione all’arto.
Analizzando la struttura scheletrica dell’arto, si può notare l’assenza di uno spinto adattamento arboricolo, non ci sono tracce ad esempio di un notevole sviluppo della muscolatura o particolari forme che potrebbero far pensare a una specializzazione; è invece probabile che la lunghezza dell’arto favorisca l’andatura quadrupede sul terreno e soprattutto una buona visione nella savana.

Arto pelvico

Anche questo arto ha, come il precedente, la caratteristica di essere molto allungato, soprattutto le ossa lunghe.
Il cinto pelvico mantiene la forma standard dei primati quadrupedi, ossia si presenta allungato, con l’ala iliaca poco espansa in senso dorso ventrale ma allungata in senso caudo craniale. Questo è dovuto al modesto sviluppo dei muscoli glutei superficiali caratteristici invece delle antropomorfe e dell’uomo. In sostanza quindi il bacino di queste scimmie è molto simile a quello riscontrabile in un qualsiasi animale quadrupede.
Il femore si presenta estremamente allungato, la sua diafisi è piuttosto sottile e con relative impronte muscolari, il grande trocantere è ben conformato e robusto. Tibia e fibula si presentano anch’esse allungate in maniera maggiore rispetto ai corrispettivi dell’arto toracico. Anche l’estremità si presenta composta da elementi più allungati rispetto a quelli dell’arto anteriore, e anche in questa sede, le unghie si presentano piatte e a forma di tegola. 


Cranio

La forma generale è piuttosto globosa, ed è data dal neurocranio sub ovale e dalla brevità dello splancnocranio. Sulla porzione occipitale si notano, appena accennate le creste nucali, mentre non v’è traccia della protuberanza occipitale esterna e della cresta sagittale mediana. Questa regione è comunque ampia e appiattita per cui sicuramente la muscolatura del collo è abbastanza sviluppata.
Le arcate zigomatiche sono esili, mentre quelle orbitarie sono robuste; le orbite sono disposte frontalmente e hanno una forma ovale.
Come già accennato, lo splancnocranio è piuttosto raccorciato e schiacciato oralmente limitando alquanto il prognatismo di questo animale; le ossa nasali e mascellari contribuiscono a questa configurazione, mentre gli intermascellari si spingono più oralmente.
La mandibola è molto robusta e come di norma, si nota il carattere tipico di un’alimentazione erbivora o onnivora che rappresentato dalla branca della mandibola molto sviluppata con il condilo per l’articolazione temporo mandibolare disposto molto dorsalmente; in questo modo cambia il gioco di leve che governa la chiusura delle mascelle e aumenta la superficie d’inserzione per i muscoli masseteri, fondamentali negli atti masticatori. Anche i processi pterigoidei sono estremamente sviluppati come in tutti gli animali a dieta vegetariano - onnivora, per garantire più efficienti movimenti di lateralità della mandibola.
La dentatura si presenta estremamente robusta nella porzione masticatoria (molari e premolari), mentre più esile a livello dei canini.
La formula dentaria può essere quindi riassunta dalla seguente formula:

 
 

I 3/3 - C 1/1 - PM 2/2 - M 3/3