Autore: Ciro Garrone

Chaetophractus villosus (Armadillo)
 
 
Armadillo
Ordine: Sdentati
Infraordine: Loricata
Famiglia: Dasypodidae
 
 
 
 
 
 
 


Generalità
 
Il Chaetophractus villosus, chiamato comunemente armadillo villoso, è un mammifero appartenente all'ordine degli sdentati; vive nel continente americano e in particolare nel nord della Patagonia.Mappa distributiva
Si nutre di un po' di tutto: da invertebrati, piccoli vertebrati e carne putrefatta a sostanze vegetali varie.
Scava buche anche profonde o tane sotterranee con molta facilità anche nei terreni consistenti.
La caratteristica più evidente è la presenza di una corazza  protettiva che è costituita da un ispessimento del tegumento, questa può essere utilizzata come difesa quando l’animale è minacciato da qualche predatore. In questo caso, l’armadillo si avvolge su se stesso a “palla” e le parti del corpo più vulnerabili risultano, quindi, protette dalla corazza.
É un animale ad abitudini principalmente notturne e crepuscolari, infatti la sua vista è piuttosto scarsa; l’olfatto, invece, rappresenta il senso predominante.
 


Generalità sullo scheletro
L'animale in questione, è notoriamente uno scavatore, per cui lo scheletro rispecchia una struttura adatta allo scopo. Ogni parte del sistema scheletrico, sia essa appendicolare o facente parte del rachide, possiede adattamenti allo scavo, si possono comunque confrontare alcune caratteristiche con altri animali che hanno abitudini simili per visualizzare notevoli punti in comune; la convergenza adattativa può essere notevole.
L'aspetto generale è notevolmente robusto; ogni parte è massiccia e resistente; soprattutto a livello degli arti, possiamo notare il notevole sviluppo di processi e creste per l'inserzione dei potentissimi muscoli, nonché la modificazione delle estremità degli arti e l'enorme sviluppo del sacro. Si nota la presenza di processi eccezionalmente sviluppati, che normalmente, in altri animali, o sono assenti o appena accettati.
Si hanno diverse sproporzioni di alcune parti dello scheletro in relazione con altre, soprattutto a livello dei cinti nei confronti della dimensione globale dello scheletro.
In genere, osservando uno scheletro, si riconoscono alcune parti adattate a una particolare finzione, mentre altre più "normali", se così possiamo definirle; in questo animale invece ogni osso che costituisce lo scheletro ha caratteristiche uniche che portano il segno dell'adattamento al tipo di vita, piuttosto particolare, di questo animale. 
Scheletro postcraniale
Il rachide
Il rachide è formato da 7 vertebre cervicali, 10 toraciche, 4 lombari, 6 sacrali e 15-16 vertebre coccigee.
Il tratto cervicale del rachide non presenta caratteristiche particolari , l'atlante e l'epistrofeo sono molto robusti, mentre le rimanenti 5 vertebre o sono molto meno, i corpi sono molto corte i processi spinosi sono appena accennati. Il tratto toracico, è caratterizzato dal notevole sviluppo dei processi spinosi, essi diminuiscono la loro altezza progressivamente procedendo caudalmente ma aumentano la loro inclinazione cranio caudale. L'apice delle apofisi spinose si presenta espanso soprattutto nelle ultime. Nelle ultime tre, questi processi tendono ad assomigliare progressivamente a quelli delle vertebre lombari.
A livello della 7 vertebra toracica, compare sul processo articolare craniale, un processo mamillare appuntito che, procedendo caudalmente, aumenta notevolmente la sua dimensione, soprattutto nel seguente tratto lombare. A livello della nona, il processo mamillare assume una forma bilobata.
A livello dei tratti: cervicale, toracico e lombare, i processi trasversi sono praticamente assenti o appena accennatati. La regione lombare, è caratterizzata da questi processi mamillari posti dorsalmente ai processi articolari craniali: si dispongono orientati allo stesso modo dei processi trasversi, tanto da poter essere confusi con questi ultimi, dato che sono assenti, volgono quindi lateralmente, cranialmente e leggermente dorsalmente e probabilmente sostituiscono in funzione di sito inserzionale muscolare dei processi trasversi.
I processi spinosi sono fortemente orientati caudalmente e il loro apice è appuntito; la loro dimensione diminuisce procedendo caudalmente.
La regione sacrale è costituita da un unico osso, il sacro, in quanto le vertebre sacrali si sono completamente fuse tra loro. I processi spinosi sono completamente assenti; solo caudalmente, quasi a livello coccigeo, si nota una leggera cresta, che si eleva maggiormente procedendo caudalmente. I processi trasversi di questa regione, sono invece molto sviluppati e formano due ampie ali sacrali che tendono ad espandersi maggiormente nel tratto più caudale del sacro.
La regione coccigea inizia con vertebre che presentano processi trasversi notevolmente sviluppati, soprattutto per le prime due, con la terza, diminuiscono bruscamente la loro dimensione e poi crescono invece più progressivamente proseguendo caudalmente. I processi spinosi sono poco sviluppati e  decrescono in altezza procedendo caudalmente.
Questa particolare conformazione della colonna vertebrale, sottintende un notevole sviluppo dei muscoli dorsali, soprattutto a livello lombare, sacrale e coccigeo, nel primo tratto, vediamo che i processi trasversi vengono addirittura sostituiti dai processi mamillari che si dipartono dal processo articolare, questo ha la differenza, rispetto a quelli trasversi, di essere posizionata più dorsalmente e di fornire inserzione maggiore ai muscoli.

La gabbia toracica
È costituita da 11 paia di coste, delle quali, le prime 6 sono sternali, le tre seguenti sono spurie e l'ultimo paio sono fluttuanti. La prima si presenta notevolmente allargata, soprattutto nell'estremità ventrale, le seguenti lo sono molto meno.
Lo sterno è formato da 6 sternebre, delle quali, il manubrio spicca sulle altre per la notevole dimensione e per la presenza, cranialmente, di due processi che portano la superficie articolare per l'articolazione con la clavicola.

L'arto toracico
La scapola, si presenta trapezoidale, la superficie è notevolmente sviluppata per l'inserzione dei potenti muscoli della regione della spalla.  Il margine ventrale presenta, nella sua porzione più caudale, un espansione che si prolunga ventralmente; la spina scapolare divide la superficie dorsale della scapola in due metà più o meno uguali, cranialmente la spina scapolare termina in un acromion molto sviluppato che si articola alla clavicola; esso procede cranialmente e si incurva ventralmente abbracciando l'epifisi prossimale dell'omero per incontrare l'epifisi prossimale della clavicola con la quale si articola. Il processo coracoideo è ben sviluppato.
La clavicola ha una struttura alquanto esile se raffrontata alle altre ossa dell'arto.
L'omero si presenta corto e massiccio, la tuberosità deltoidea è notevolmente sviluppata e assume la morfologia di un processo. Le creste epicondiloidee sono notevolmente espanse e rendono l'epifisi distale molto allargata.
Degli epicondili, quello mediale è molto più sviluppato del laterale. Il radio si presenta piuttosto esile se confrontato con l'ulna che invece è molto robusta; l'olecrano è sviluppatissimo.  Nel complesso, il radio e l'ulna, non superano affatto l'omero in lunghezza.
Caratteristica degli animali scavatori è possedere le ossa, degli arti implicati nello scavo, molto robuste ma non allungate, anzi piuttosto corte.
Le ossa delle estremità, sono infatti molto corte e tozze, tranne quelle relative al secondo dito; le ultime falangi assumono una forma ad artiglio.

L'arto pelvico
Il cinto pelvico si presenta estremamente sviluppato, e rappresenta forse la maggior sproporzione presente in questo scheletro. Esso, infatti rappresenta un po' meno di un terzo della lunghezza dello scheletro privato delle vertebre coccigee. Le ali iliache non sono molto sviluppate, la loro struttura è molto robusta, le tuberosità iliache sono invece molto ben conformate. L'ileo, tra l'ala e l'estremità che contribuisce alla formazione dell’acetabolo, si assottiglia notevolmente. Il pube si presenta esile, più robusto invece è l'ischio, soprattutto a livello delle tuberosità ischiatiche.
I fori otturati sono molto ampi.
Il femore è simile all'omero, corto e robusto, lateralmente spicca la tuberosità sottotrocanterica che, come si era visto nell'omero per quella deltoidea, assume la forma di un processo; essa si prolunga distalmente con una cresta che raggiunge l'epifisi distale. L'epifisi prossimale presenta  notevoli espansioni per le inserzioni muscolari; il grande trocantere è ben conformato e volge dorsalmente. La rotula è notevolmente sviluppata.
La tibia presenta una notevole cresta tibiale craniale che delimita la fossa laterale per l'alloggio del muscolo tibiale craniale, l'epifisi distale è ben allargata; la diafisi tende ad incurvarsi medialmente formando una concavità laterale che, con il contributo della concavità mediale dovuta all'incurvamento della diafisi della fibula, forma un notevole spazio tra quest'osso e la fibula.
La fibula presenta una diafisi esile, mentre le epifisi sono espanse.
Le ossa  dell'estremità sono molto simili a quelle dell'arto toracico come struttura; il calcaneo appoggia completamente sul piano per cui questo animale è un plantigrado. I metatarsi sono molto più allungati rispetto ai corrispondenti dell'arto anteriore. Le falangi sono meno robuste e le triangolari in particolare sono più corte. 


Cranio

Generalità
L'aspetto generale è robusto, le ossa che compongono il cranio sono compatte e ben conformate; il cranio ha forma conica, con la parte rostrale che termina a punta; il neurocranio si presenta più sviluppato del blocco facciale e spiccano, in modo particolare le ossa frontali. Chaetophractus villosus Cranio
Particolarmente robusta si presenta la porzione più aborale del neurocranio, la superficie ossea è attraversata da numerosi rilievi per le inserzioni muscolari.
Il profilo dorsale del cranio, forma una curva a convessità dorsale, a livello della porzione più aborale, e prosegue poi, obliquamente in avanti e ventralmente, in modo più o meno rettilineo. L'aspetto è conforme alla struttura generale dello scheletro, compatta e robusta in ogni sua parte; soprattutto la regione frontale, si direbbe adatta a sopportare insulti meccanici, probabilmente in relazione alle abitudini scavatorie.

Il Neurocranio
Iniziando dalla regione più aborale del neurocranio, si nota un ampia superficie della squama dell'occipitale, convessa aboralmente, dorsalmente essa confina con le creste nucali che si presentano assai sviluppate, più in spessore che in elevazione. Esse, a livello della protuberanza occipitale esterna, volgono oralmente formando una sorta di incisura causata dalla mancanza della suddetta protuberanza. La cresta sagittale mediana è assente.
Il foro occipitale è molto ampio e di forma romboidale a spigoli arrotondati, i condili occipitali sono molto distanziati tra loro e piuttosto piccoli rispetto al foro.
Le ossa parietali formano parte della volta cranica, ma contrariamente a molti altri mammiferi, tendono a rimanere pianeggianti, non occupando le parti laterali della regione corrispondente. Al confine tra queste regioni e quelle temporali, si notano un insieme di corrugazioni della superficie ossea e un insieme di fori che seguono la sutura parieto temporale.
La regione temporale è particolarmente robusta e ricca di rilievi ossei per le inserzioni legamentose dei muscoli; da qui si dipartono i processi zigomatici, piuttosto esili se paragonati alla struttura generale.
Come già accennato nella parte generale, le ossa frontali formano gran parte del neurocranio e si prolungano notevolmente anche nello splancnocranio; la loro robustezza è più accentuata a livello orbitale dove non è presene un processo zigomatico, per cui le orbite non sono chiuse e delimitate, ma completamente aperte, tranne ventralmente che confinano con l'arcata zigomatica.
A livello della superficie frontale, si nota un certo numero di piccoli fori, analoghi a quelli che delimitano a sutura parieto temporale.
La vista è piuttosto scarsa in questi animali, per cui la cavità orbitaria è ridotta e si posiziona ventralmente quasi a livello dei molari.

Lo splancnocranio
Rispetto al neuro cranio, lo splancnocranio è molto meno sviluppato, il mascellare si presenta più leggero, il tavolato osseo è più sottile e meno robusto rispetto alle ossa del neurocranio. La porzione maggiore di esso, si sviluppa al di sotto e medialmente alla cresta facciale.
L'intermascellare, lo prolunga notevolmente rostralmente, e contrariamente a quanto si possa osservare in altri mammiferi, non si incunea aboralmente fra il mascellare e il nasale; forma un terzo della parete rostrale delle cavità nasali.
Le ossa nasali, completano dorsalmente la volta delle cavità nasali, terminano oralmente allo steso livello degli intermascellari; in questo modo, le cavità nasali assumono una forma tronco conica, con l'apice tagliato obliquo in senso dorso, aboro, ventrale. In pratica, le aperture nasali volgono oro ventralmente.
Anche questa porzione di cranio e cosparsa sulla suo superficie da minuscoli fori.
Alla base del cranio, si osserva un palato osseo notevolmente allungato, aboralmente si hanno due processi pterigoidei piuttosto esili.

La mandibola
Si nota una notevole sproporzione tra la dimensione della branca mandibolare e il corpo della mandibola; quest'ultima è più sottile e meno ampia, ma più spessa e robusta.
La branca mandibolare assume un aspetto tipicamente erbivoro, con un condilo mandibolare posto estremamente in alto, il processo coroideo ha la forma di pinna di squalo ma si presenta poco sviluppato e sottile, come è riscontrabile in tutti gli erbivori.
Molto ampia è invece la porzione della branca che da inserzione ai muscoli masseteri. La fossa masseterina è appena accennata. Il corpo mandibolare è spesso ma basso, termina rostralmente a punta.

La dentatura
É composta da denti della stessa forma e la loro dimensione cresce gradualmente procedendo in senso oro aborale. Ben difficile risulta la divisione dei vari denti in una formula, che potrebbe essere interpretata nel seguente modo:
 
 

I 1/2 C1/1 PM 3/2 M 4/4
 

La forma è per tutti i denti cilindrica con corona variamente usurata e quindi di forma varia.