Cerimonia intitolazione Via Maffo Vialli - 14 Febbraio 2005
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Discorso commemorativo del Prof. Giuseppe Gerzeli
Ricorre proprio oggi l’anniversario
della morte nel 1983, quasi al traguardo dell’86°anno, di Maffo Vialli.
Per oltre trent’anni titolare della Cattedra di Anatomia Comparata, e
poi Professore emerito, Preside della Facoltà di Scienze MM.FF.NN., Prorettore,
Medaglia d’oro del Presidente della Repubblica per i benemeriti della
cultura, Membro dell’Istituto Lombardo Accademia di Scienze e Lettere.
Resse nel 1944 il Rettorato del Collegio Ghislieri, di cui fu pure a lungo membro
del Consiglio di Amministrazione.
“Scienziato” riporta
la targa stradale, “anatomo comparato, promotore e maestro degli studi
di istochimica” riporta l’incisione sulla medaglia d’oro che
la Facoltà di Scienze MM.FF.NN. di Pavia gli dedicò con ammirazione
e gratitudine in occasione del suo 75° anno, nonché la lapide commemorativa
scoperta nel Palazzo Centrale dell’Università in occasione del
decennale della sua scomparsa.
Maffo Vialli è figura eminente nella cultura italiana del XX secolo:
la sua opera è patrimonio riconosciuto dell’Università e
della Scienza italiana.
Oltre alle commemorazioni fatte nell’immediatezza della sua morte (Università
di Pavia, Istituto Lombardo Accademia di Scienze e Lettere, Unione Zoologica
Italiana, Società Italiana di Istochimica, Società Italiana di
Anatomia) gli venne dedicata una giornata di studio-simposio nel centenario
della nascita e venne istituito dalla Società Italiana di Istochimica
un Premio Internazionale biennale molto ambito che mantiene vivo e alto nel
tempo il suo nome. Ancora, il suo nome rimane nell'intestazione dell'Aula di
Palazzo Botta qui accanto,
dove per tanti anni insegnò, nonché nella toponomastica della
città natale di Cremona.
In effetti, Maffo Vialli pose, per l’indirizzo istochimico della ricerca,
le basi teoriche e ne promosse le applicazioni di rilevante interesse naturalistico
e biomedico.
Da un lato le sue profonde conoscenze di anatomia e fisiologia comparate e di
zoologia gli consentirono di individuare negli adattamenti degli organismi animali
le condizioni sperimentali ideali per la ricerca, da un altro lato gli stretti
legami operativi che tenne in continuazione con studiosi di discipline diverse
gli consentirono di intravvedere le grandi possibilità di utilizzazione
dell’istochimica nella ricerca di base e in molti problemi applicativi
specialistici (dalla fisiologia alla farmacologia, alla clinica, alla veterinaria).
Ricordo qui solo alcune delle tappe più significative che hanno marcato
la sua vita.
Nato nel 1897 a Cremona, dove compì
gli studi medi, approdò a Pavia nel 1915 per gli studi universitari di
Scienze Naturali vincendo il concorso per un posto di alunno nel Collegio Ghislieri.
Con il Collegio mantenne un profondo e duraturo rapporto, di cui rimpiangeva
solo di non essere stato regolare alunno per le vicissitudini della guerra 1915-’18.
Infatti la sua presenza a Pavia fu fugace perché vivacità, entusiasmo
giovanile e memoria di antiche origini trentine lo indussero a partire volontario,
distinguendosi quale eroico combattente, tre volte decorato. Sofferente ancora
e convalescente per una ferita riportata al fronte, nel 1919 si laureò
in Scienze naturali. Da allora ebbe inizio la sua avventura scientifica e accademica,
svoltasi e conclusasi tutta a Pavia, salvo un breve intervallo nell’Istituto
di Biologia Marina di Rovigno negli anni ’20 e nell’Istituto di
Anatomia comparata di Modena negli anni ’30 quando vinse il concorso per
la Cattedra Universitaria.
Qui soprattutto compare la sua svolta nella ricerca: analizzare e comparare
i dati nel tentativo di capire i rapporti tra forma, composizione chimica e
funzione di cellule e tessuti.
Momenti cruciali sono a mio avviso
i seguenti.
Negli anni ’30, prima come assistente e poi come professore a Pavia, lavorò
contornato da tanti giovani studenti e neolaureati in Medicina nella storica
sede di Palazzo Botta (allora l’esame di Anatomia comparata era obbligatorio
come pure era obbligatorio l’internato in un laboratorio biologico).
Il risultato fu un avvio alla ricerca e una proficua collaborazione per tanti
giovani che avevano iniziato a frequentare, quali studenti, l’Istituto
di Anatomia comparata essendo questa allora una tappa fondamentale nel loro
curriculum di studi (fra gli altri Storti, Malamani, Archetti, Ravetta, Piovella,
Dordoni, Casella).
In questa stagione feconda di risultati iniziarono gli studi sulle sostanze
fenoliche e sulle cellule del sistema cellulare enterocromaffine che coinvolsero
Erspamer e che portarono ai primi estratti dell’enteramina, ovvero della
5-idrossitriptamina, comunemente nota come serotonina.
Dopo la guerra, fra la fine degli anni ’40 e la prima metà degli
anni ’50, sia pure fra difficoltà economiche e sfruttando anche
aiuti dell’ERP, diede impulso al progresso tecnologico con la progettazione
e costruzione “in casa” dei primi apparati per compiere analisi
istofisiche e istochimiche qualitative e quantitative (istofotometria) delle
sostanze fenoliche e indoliche da un lato e del DNA dell’altro.
Si concretarono poi nella seconda metà degli anni ’50 e negli anni
’60 nuove realizzazioni anche sul piano organizzativo (Costituzione del
Centro di Studio per l’Istochimica del C.N.R. – Fondazione della
Rivista di Istochimica normale e patologica di cui ora è l’erede
la rivista European Journal of Histochemistry) e l’inserimento in una
rete internazionale, il tutto accompagnato da significativi riconoscimenti della
validità dei suoi studi da parte di importanti studiosi (Lillie, Glick,
Verne, Pearse).
Nella trattatistica internazionale che conta sono rimasti i corposi contributi
fondamentali su “Volume e contenuto in DNA per nucleo” (1957), su
“fenoli, indoli e sistema cellulare enterocromaffine” (1963) e su
“Problemi generali dell’istochimica”, specialmente per gli
aspetti di affinamento classificativo e diagnostico e per gli aspetti quantitativi
(1967).
Fu un complesso di studi dove con priorità affrontò vari aspetti
del significato biologico di tante localizzazioni di sostanze fenoliche e indoliche
e dell’importanza quantitativa del DNA per nucleo.
Non si fermò qui, ma continuò la ricerca, sempre operosa, anche
dopo il suo collocamento fuori ruolo e a riposo nel 1972, approfondendo gli
stessi temi che lo avevano sino ad allora appassionato, contemporaneamente lieto,
come ebbe a dire lui stesso, di aver potuto affidare le sorti di quella costruzione
che vedeva come sua creatura, ai tre allievi Maria Gabriella Romanini, Giuseppe
Gerzeli e Giovanni Prenna.
Il grande amore per la famiglia, l’attaccamento al laboratorio e all’Università,
la passione per la natura e la montagna lo hanno guidato sempre, convinto che
dovere, tradizione, amicizia dovevano ispirare l’azione quotidiana,
Momenti duri misero alla prova e valorizzarono queste sue doti. Illuminante
è stata l’esperienza dell’ultima guerra per testimonianza
di coloro che allora lo conobbero e vissero insieme a Pavia gli anni del disorientamento
e poi della presa di coscienza civile e della resistenza.
Con senso del dovere, cercando di salvare il salvabile dalla sopraffazione e
dalla violenza accettò in quei momenti di crisi impegni di responsabilità
quando per molti fu più comodo mimetizzarsi in attesa di tempi più
tranquilli. Con i tedeschi in casa resse il Rettorato del Collegio Ghislieri
e fu Preside della Facoltà di Scienze MM.FF.NN. nel solo interesse delle
Istituzioni in cui credeva.
Ed ora una notazione personale. Ho conosciuto il prof. Vialli quale esaminatore
al Concorso per l’ammissione al Collegio Ghislieri quando nel 1948 giunsi
a Pavia per gli studi di Medicina. Subito allievo interno nel suo Istituto di
Palazzo Botta, lì mi laureai e non me ne staccai più ricevendo
da lui ammaestramento, fiducia e sicurezza.
Per chiudere voglio esprimere un pensiero affettuoso per il suo ruolo di nonno.
Per diversi anni, percorrendo la strada qui adiacente che ora fissa il suo nome
nel tempo, non mancò all’appuntamento con i nipotini da accompagnare
a casa alla fine dell’orario di lezione della Scuola elementare Carducci.
Anche questo era Maffo Vialli.